Manrico Ducceschi nasce a Capua l’11 settembre 1920, ma cresce in Toscana: prima a Pistoia, poi a Lucca, dove frequenta il liceo classico Machiavelli.
Dopo l’8 settembre 1943, lascia l’esercito, sfugge all’arresto e arriva a Firenze, città nella quale frequenta l’Università (facoltà di Lettere). Sfruttando anche i contatti con ex compagni di studi iscritti a Giustizia e Libertà, organizza con il nome di battaglia Pontito la brigata “Rosselli”, che si stanzia all’Alpe delle Tre Potenze. Poi, in omaggio a Giuseppe Mazzini, cambia il nome in Pippo e la sua formazione estende la propria attività in una zona che va dalla Val di Nievole e, passando per l’Abetone e San Marcello Pistoiese, arriva a ridosso della Linea Gotica, nella Media Valle del Serchio e in Garfagnana. E’ la XI Zona Patrioti, dall’autunno 1944 conosciuta come Battaglione Autonomo Patrioti Italiani Pippo. Autonomo. Perché questo gruppo partigiano è dichiaratamente senza partito e la sua indipendenza crea anche qualche grattacapo a Ducceschi. Tant’è che al termine della guerra la sua attività verrà riconosciuta dalle forze armate statunitensi – con la Bronze Star Medal –, ma non dalle autorità italiane.
L’8 giugno 1944, a Pianosinatico – vicino all’Abetone – la formazione di Pippo ferma un’automobile: sopra ci sono il contrammiraglio giapponese Toyo Mitunobu, che viene ucciso mentre cerca di fuggire, e il suo assistente Dengo Yamanaka, che nell’attacco rimane gravemente ferito. I partigiani riescono così a impossessarsi di una serie di documenti importanti per le operazioni militari nell’Oceano Pacifico. E’ l’operazione più significativa del battaglione guidato da Ducceschi. Già nei giorni successivi, però, i suoi uomini sono impegnati in un’importante operazione militare come la battaglia di Fabbriche di Casabasciana.
Le capacità militari di Pippo, che fino all’8 settembre partecipa al corso allievi ufficiali dell’esercito, sono ben presto note in tutta la Garfagnana e Media Valle. E anche tra i tedeschi, che infatti danno la caccia ai familiari del comandante.
Il 6 ottobre 1944 Ducceschi concorda con le forze alleate un impegno di 130 uomini sulla riva sinistra del Serchio e di 60 sulla riva destra: la formazione partigiana rimarrà in prima linea fino al termine della guerra, costantemente in contatto con i Comandi dell’Office of Strategic Service (OSS, i servizi segreti statunitensi), contando alla fine quarantaquattro morti, cinquantuno feriti e ventisei invalidi, stando alla relazione stilata nel dopoguerra dal comandante. I partigiani dell’XI Zona ricopriranno poi un ruolo importante nel corso della Battaglia di Natale, resistendo ai tedeschi a Sommocolonia, e nell’aprile 1945 parteciperanno all’avanzata alleata verso Milano: saranno i primi a entrare a Reggio Emilia e a Piacenza.