Il 4 agosto 1944, alle ore 22, sotto gli spalti della Mura di Lucca a Porta Elisa, don Aldo Mei viene fucilato da un plotone di SS e sepolto nella fossa che egli stesso è stato costretto a scavarsi con le sue mani.
Il giorno successivo, ottenuto il permesso dal Comando tedesco, verso le 10,00, la salma viene dissepolta, prelevata e traslata presso le suore Barbantini di Lucca. Presenziano don Emilio Micheli; don Giorgio Bigongiari, che poche settimane dopo sarà a sua volta ucciso dalle SS; don Arturo Paoli; don Guido Staderini; suor Margherita di San Vincenzo e don Orsetti della Misericordia.
Don Aldo Mei (Ruota di Capannori, 3 marzo 1912 – Lucca, 4 agosto 1944), entrato in Seminario a soli 14 anni, consacrato sacerdote nel 1935, parroco di Fiano nel Comune di Pescaglia, è stato rastrellato dai tedeschi il 2 agosto e condotto alla Pia Casa di Beneficienza in via Santa Chiara a Lucca. Qui, sottoposto a un sommario processo, è condannato a morte. Le accuse nei suoi confronti si possono sintetizzare nell’aver nascosto e protetto un giovane di religione ebraica; avere amministrato i sacramenti ai partigiani; essere in possesso di una radio, peraltro non funzionante. A nulla valgono gli sforzi dell’arcivescovo di Lucca, monsignor Torrini, per strappare il giovane sacerdote alla rabbia tedesca e alla voglia di rappresaglia nei confronti di una comunità percepita come sempre più distante dalle intenzioni e dai programmi degli occupanti nazifascisti.
“Muoio travolto dalla tenebrosa bufera dell’odio, io che non ho voluto vivere che per l’amore! Deus Charitas est e Dio non muore. Non muore l’amore! Muoio pregando per coloro stessi che mi uccidono, Ho già sofferto un poco per loro… È l’ora del grande perdono di Dio! Desidero aver misericordia; per questo abbraccio l’intero mondo rovinato dal peccato – in uno spirituale abbraccio di misericordia. Che il Signore accetti il sacrificio di questa piccola insignificante vita di riparazione di tanti peccati” (scritto a lapis, sulle pagine bianche della copertina del Breviario).
Il 30 luglio 1977 il ministero della Difesa e il Presidente della Repubblica concedono a don Aldo Mei la medaglia d’argento al valor militare (alla memoria) con la seguente motivazione:
“Nobile figura di patriota e di sacerdote, si dedicava con ogni impegno a sostegno delle formazioni partigiane in lotta contro gli oppressori nazifascisti ed a protezione dei perseguitati, scampati e evasi di ogni nazionalità e parte politica.. Individuato dal nemico insisteva nella sua opera fino alla cattura. Sopportava con esemplare serenità insulti, percosse e minacce pur di non rivelare quanto, a sua conoscenza, poteva compromettere la sicurezza delle formazioni partigiane e dei suoi protetti. Condannato a morte veniva condotto sul luogo dell’esecuzione e costretto a scavarsi la fossa. Nel tentativo di piegare la sua determinazione a non tradire, gli veniva rifiutato l’estremo conforto dei Sacramenti. La sua mano benedicente ed implorante a Dio il perdono per i carnefici ne eleva l’olocausto a supremo atto di fede nei valori di una suprema giustizia e della libertà”.
Nell’ottobre del 1968, monsignor Bartoletti, Amministratore apostolico di Lucca ha provveduto all’inoltro di un processo informativo di beatificazione per don Aldo Mei.
Il giorno 31 ottobre 1987 la salma del sacerdote, con una solenne cerimonia, è stata consegnata alla comunità di Fiano e inumata in quella chiesa parrocchiale.