L’11 agosto 1944 soldati della 16. SS-Panzer-Grenadier Division “Reichsführer-SS” prelevarono dalla scuola elementare di Nozzano Castello (LU), trasformata dai nazisti in carcere e luogo di sevizie e torture, dodici civili, catturati durante il rastrellamento del 6-7 agosto 1944 sul Monte Romagna sopra San Giuliano Terme (PI). I dodici uomini, dopo quattro giorni di detenzione nella scuola, furono divisi in tre gruppi per essere condotti in tre località diverse nelle vicinanze di Balbano dove furono fucilati. Uno di questi gruppi era composto da Mario Sbrana e Donatello Farnesi, entrambi di Pisa, Aniello D’Angiolillo, salernitano sfollato a Pisa, e Generoso Giaconi, di Avane. I primi tre vennero uccisi in località A Bucino, fra la via di Massaciuccoli e l’imbocco del tunnel ferroviario che passa sotto il monte Quiesa. Il quarto prigioniero, Generoso Giaconi, riuscì a fuggire e, nonostante una seconda cattura e la deportazione in un lager tedesco, a sopravvivere al conflitto. Nel dopoguerra avrebbe testimoniato al Processo di Padova intentato contro il generale Max Simon, l’ex comandante della 16. SS-Panzer-Grenadier Division, accusato di crimini di guerra. Il testimone raccontò le dinamiche della sua fuga:
Il quinto giorno (di prigionia nella Scuola Elementare di Nozzano Castello ndr) venne il Luogotenente e ci disse che dovevamo andare all’ospedale per la visita medica. Io ero tra i primi quattro. Fummo fatti salire su un veicolo. Fummo portati a Quiesa e poi a Massarosa. (In realtà nella ricostruzione dei fatti il Giaconi ha confuso la salita del Quiesa con la salita del Massaciuccoli, dove effettivamente venne condotto per essere fucilato e dove effettivamente avvenne la fucilazione dei suoi tre compagni ndr). Avvistammo degli aeroplani e ci fu ordinato di scendere. Il Luogotenente puntò verso di noi un fucile mitragliatore e l’autista una pistola. L’autista portò noi quattro uomini nella macchia e in cima a una scarpata ci fu detto di scendere e metterci in fila. Io non scesi e il Luogotenente tentò di spararmi con il suo mitra. Si inceppò il grilletto. Mi buttai oltre la scarpata fingendo di essere morto poiché pure l’autista mi aveva sparato due colpi. Mi rialzai e avanzai tra i cespugli fino ad arrivare a una mulattiera e sentii il Luogotenente sparare. Vagabondai per qualche giorno e arrivai a Avane in provincia di Pisa. Fui catturato tre giorni dopo.
Dopo la fuga, Generoso Giaconi trovò rifugio, aiuto e cibo dalla signora Bruna Iole Bini, detta “La Bimba”, prima di fuggire verso Avane, in provincia di Pisa. Tre giorni dopo venne nuovamente catturato dai tedeschi e portato in un campo di lavoro, dove rimase fino al termine del conflitto.