Affissa sulla facciata di una casa a due piani ricoperta di rampicanti, direttamente affacciata sulla pubblica via, la targa alla memoria dei martiri di Valdicastello ricorda i 14 fucilati dai nazisti sul greto del torrente Baccatoio il 12 agosto 1944. Quel giorno, infatti, concluso attorno alle ore 11 l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema – distante in linea d’aria appena due chilometri -, le SS della 16ª Divisione “Reichsführer SS” scesero su Valdicastello da tre direzioni diverse: giunte in paese, scatenarono un vasto rastrellamento alla ricerca di braccia valide da deportare in Germania per lavoro. Radunate fra le 600 e le 800 persone, i soldati nazisti misero in marcia la colonna degli arrestati, scortandola verso valle: arrivati in località Molino Rosso, tuttavia, presero 14 uomini, secondo alcuni gli stessi che avevano utilizzato come portatori di munizioni nel corso del massacro di Sant’Anna, li condussero sul greto del torrente Baccatoio, e li passarono per le armi: fra di essi, c’erano anche Benito Bibolotti, di soli 17 anni, e Giulio Ravazzi, di 19, entrambi pietrasantini.
Il grosso del resto dei rastrellati, nel tardo pomeriggio, fu avviato verso il centro di detenzione nazifascista della Pia Casa di Lucca, da dove poi fu spedito in Germania come forza lavoro gratuita. Un gruppo piuttosto ristretto, invece, probabilmente considerato compromesso con la Resistenza, fu deportato a Nozzano Castello, fuori Lucca, dove avevano sede il carcere divisionale e il tribunale militare speciale della 16ª “Reichsführer SS”: fra i trasferiti, vi era anche don Libero Raglianti, parroco di Valdicastello dal 1940, che nei mesi precedenti, rifiutatosi di abbandonare la Versilia, aveva prestato assistenza agli sfollati, sostenendo parallelamente la causa partigiana, tanto da essere annoverato fra gli elementi combattenti della formazione guidata dal seravezzino Lorenzo Bandelloni. Interrogato e torturato per giorni, condivise la prigionia con altri religiosi, come il chierico salesiano di Pietrasanta Renzo Tognetti, padre Marcello Verona di Retignano, entrambi arrestati il 12 agosto a Valdicastello, e don Giuseppe del Fiorentino, parroco di Bargecchia: Raglianti venne infine condotto a Laiano di Filettole, nel comune di Vecchiano, fra Lucca e Pisa, e fucilato il 29 agosto 1944. Don Libero aveva 29 anni: don Giuseppe, che morì con lui, ne aveva 63.
Alla memoria di Raglianti, per il suo impegno generoso a favore dei bisognosi e per la dignità con cui sopportò umiliazioni e supplizi, nel 1964 venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Civile. Il chierico Tognetti, trasferito in seguito da Nozzano al carcere del castello Malaspina di Massa, riconosciuto “colpevole” di attività antitedesche, fu parimenti ucciso fuori città il 10 settembre 1944, assieme ad un’altra quarantina di civili, fra cui tre sacerdoti, numerosi rastrellati versiliesi e dieci monaci arrestati fra l’1 e il 2 settembre precedenti presso la Certosa di Farneta (Lucca) per aver fornito aiuto ad ebrei, partigiani e renitenti alla leva della RSI. Don Renzo aveva 25 anni: fu insignito della Medaglia d’Argento al Valor Civile, ma soltanto nel 2003.