Dall’ottobre 1943 alla tarda estate del 1944, il carcere di San Giorgio, antico convento di monache di clausura a adibito luogo di detenzione a partire dal 1806, ospita, loro malgrado, donne e uomini che agli occhi dei fascisti e dei tedeschi esprimono l’opposizione politica o semplicemente morale alla repubblica di Salò e al regime militare tedesco. Nelle celle di questo istituto di pena trascorrono periodi di detenzione più o meno lunghi numerosi cittadini lucchesi, laici e religiosi, civili e militari, appartenenti a ogni ceto sociale. Accusa ricorrente nei loro confronti quella di aver favorito i prigionieri di guerra alleati e le bande armate. Particolarmente odiosa la pratica a cui fanno ricorso i nazifascisti: se non riescono a individuare e colpire gli antifascisti, allora sono i loro familiari che, ristretti in questo luogo di pena, pagano duramente in qualità di ostaggi. Tra gli altri, il 5 gennaio 1944 viene detenuto anche il professor Augusto Mancini, illustre filologo presso l’università di Pisa, figura insigne dell’antifascismo lucchese, presidente del Cln: vi resterà sei mesi.
Il 23 agosto 1944, il sottotenente Mario Bonacchi, che ha sostituito Roberto Bartolozzi caduto alla fine di giugno alla testa della Squadra di Azione Patriottica operante in città, conduce proprio nell’istituto di pena lucchese un’audacissima azione: introdottosi in pieno giorno in carcere travestito da brigatista nero libera tre detenuti che la mattina successiva sarebbero stati condotti davanti al plotone d’esecuzione per aver preso parte a Castelnuovo Garfagnana a un attentato a una sede delle Brigate nere che ha causato un morto e numerosi feriti.