Il caratteristico borgo di Arni di Stazzema, situato a 916 metri sul livello del mare, si trova nell’angolo più remoto del territorio versiliese, immerso fra le rocciose imponenze delle Gobbie e del monte Sumbra. Qua, ogni cosa parla di marmo e di cave, perfino il campanile della chiesa di Sant’Agostino, edificato fra 1910 e 1927 dai cavatori stessi, che, di ritorno dal lavoro, portarono volontariamente il materiale necessario alla costruzione. Il 7 luglio 1944, in seguito ad alcuni scontri fra tedeschi e partigiani sulle vicine cave dell’Altissimo, la popolazione civile di Arni fu costretta a sfollare: la maggior parte degli abitanti trovò rifugio presso amici e parenti oltre la galleria del Cipollaio, al tempo ancora aperta, a Levigliani e Terrinca di Stazzema. Dopo un paio di settimane, tuttavia, quando le SS ebbero preso il controllo del paese e ricevuto sufficienti garanzie sulla “lealtà” della gente del posto, gli arnini furono autorizzati a rientrare alle loro case: nei mesi della costruzione della Gotica e del fronte fermo, la popolazione collaborò onestamente con l’Organizzazione Todt e tenne con gli alpini della “Monterosa” della RSI un rapporto di rispetto ed amicizia. A lungo isolata dal resto della Versilia, Arni venne alfine liberata dalle truppe americane il 19 aprile 1945: meno di una settimana dopo, finiva per l’Italia intera la triste esperienza della Seconda Guerra Mondiale.
L’occupazione nazifascista ad Arni
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