Borgo situato alla convergenza del Canale del Giardino con il torrente Vezza, Ruosina, attraversata da numerose strade e sentieri, fino alla metà del secolo scorso fu un vivace crocevia di portatori, scalpellini ed operai addetti ai vari settori dell’industria marmifera versiliese.
![Gino Lombardi](https://www.isreclucca.it/wp-content/uploads/2016/08/Gino-Lombardi-212x300.jpg)
In tempo di guerra, all’indomani del terribile bombardamento di Pisa del 31 agosto 1943, vi venne a vivere Gino Lombardi, ancora sottotenente del Genio aeronautico distaccato all’aeroporto militare pisano di San Giusto: spaventato dai mille pericoli che avrebbero corso i propri cari a rimanere in città, li convinse a far ritorno in Versilia, non a Querceta, di dove erano originari, bensì a Ruosina, località più appartata e quindi ritenuta più sicura, dove possedevano una casa. Assieme alla madre Assunta e al padre Giuseppe, piccolo industriale del marmo di fede socialista, Gino portò con sé anche la fidanzata, Margherita Cervelli, ed i suoi genitori. All’indomani dell’8 settembre, Gino, coadiuvato dall’amico Piero Consani, stabilitosi invece a Seravezza presso la sorella Lina, si rivelò il più talentuoso e temibile organizzatore della Resistenza armata locale, capace, nel giro di poche settimane, di raccogliere attorno a sé diverse decine di giovani versiliesi, decisi a sfuggire alla leva della RSI. Nella prima parte del 1944, non a caso, il PFR di Forte dei Marmi si pose alla testa di violente spedizioni punitive contro il nascente gruppo partigiano della montagna: il 28 febbraio, i fascisti repubblicani salirono a Ruosina, decisi ad arrestare presso la sua abitazione Gino e l’amico Piero. I due antifascisti, avvertiti per tempo dell’arrivo delle camicie nere, riuscirono fortunosamente a lasciare l’abitato, rifugiandosi con i compagni su per le montagne di Farnocchia: trovato un covo in località “La Porta”, dettero vita alla prima formazione partigiana della Versilia, chiamata i “Cacciatori delle Apuane”, in chiaro omaggio al corpo di volontari garibaldino. Fallito questo primo raid, i fascisti repubblicani di Forte dei Marmi vollero replicare la spedizione il 16 aprile, stavolta su iniziativa del capo della provincia Mario Piazzesi, noto per la sua fanatica intransigenza. Saliti a Ruosina, tuttavia, anche stavolta i militi non riuscirono a rintracciare il capo guerrigliero: si accanirono quindi sulla fidanzata Margherita e sui suoi genitori, nonché sul padre di Gino, Giuseppe: furono tutti arrestati e condotti in carcere a Lucca, mentre l’abitazione di Ruosina venne saccheggiata e ogni cosa asportabile fu gettata in strada e data alle fiamme come monito per la popolazione civile.