Luigi Berni nasce a Bagno di Romagna, in provincia di Forlì, il 1° giugno 1894. Di idee socialiste, negli anni Venti, coinvolto nelle lotte tra braccianti e proprietari terrieri, è costretto a riparare in Toscana e lavora come muratore abitando a Pieve Fosciana.
Il suo antifascismo – mai negato – lo rende abbastanza noto in zona e nel luglio 1944, pur non essendo più giovanissimo, inizia la sua attività come informatore e staffetta partigiana per la formazione comandata da Giovanni Battista Bertagni.
Il 20 settembre 1944 viene arrestato da una pattuglia tedesca che sta eseguendo normali controlli. Berni ha con sé un binocolo, una pistola e un po’ di banconote. Viene trasferito a Castiglione di Garfagnana, dove si trova la Feldgendarmerie. Per Berni inizia un calvario che durerà nove giorni. I tedeschi lo consegnano alla Brigata Nera comandata da Aurelio Benedetto Ricci, di stanza nel borgo: verrà torturato per nove giorni. La sera del 29 settembre, ormai ridotto in fin di vita, Berni viene legato per il collo al posteriore di una camionetta condotta da uomini della Brigata Nera che parte in direzione del Passo delle Radici. Non sappiamo dopo quanto tempo muore, probabilmente subito. Il corpo viene comunque trascinato ancora per qualche chilometro, poi caricato sul vano e infine gettato ai bordi della strada in località Terrarossa. Soltanto nel dopoguerra la moglie riuscirà a riesumare il cadavere e a celebrare i funerali.
Nel 1994 verrà conferita a Berni la medaglia d’oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
Fiero oppositore della dittatura fascista, dopo l’8 settembre 1943 si prodigava nell’azione informativa a favore del movimento partigiano. Benché esente da obblighi militari, decideva egualmente di lasciare la sua numerosa famiglia per partecipare attivamente alla lotta di liberazione, distinguendosi in numerose operazioni per capacità, valore ed entusiasmo, rappresentando, specie tra i giovani, un esemplare riferimento. Nell’ultima di queste azioni, attardandosi per meglio seguire i movimenti di una robusta formazione tedesca, veniva sorpreso e catturato. Consegnato alle brigate nere, veniva sottoposto a feroci ed estenuanti torture. Fieramente determinato a non rivelare in nomi dei suoi compagni, si strappava coi denti le vene dei polsi e, a scherno dei suoi torturatori, scriveva col suo sangue sul muro della cella: “Non vi ho tradito. I miei nemici li conoscete. Sangue del Berni”. Rinvenuto dai suoi aguzzini ormai esangue, subiva ancora percosse, e trascinato con una corda al collo per alcuni chilometri, veniva abbandonato al bordo della strada. Fulgido esempio di lealtà, spregio del pericolo e amore della Libertà.
testimonianza di Marianna Salotti in Berni
testimonianza di Giovanni Battista Bertagni