Attilio Vergai nasce il 15 agosto 1895 a Corfino (Comune di Villa Collemandina), da una famiglia benestante che da secoli è insediata in paese. Studente universitario, partecipa alla Prima Guerra Mondiale in qualità di tenente di cavalleria. Al termine del conflitto, esercita per alcuni anni la professione forense, prima di essere nominato podestà di Villa Collemandina nel 1927.
In questa veste si adopera per la costruzione del ponte che unisce Corfino e Canigiano al centro capoluogo. Lascia l’incarico nel 1933 per lavorare a tempo pieno come direttore della filiale di Castelnuovo di Garfagnana della Cassa di Risparmio di Lucca.
Durante la Seconda Guerra Mondiale prende le distanze dal regime. Già nelle settimane successive all’armistizio entra in contatto con la formazione di Carlo Del Bianco di stanza nella vicina località di Campaiana, aiutando prigionieri inglesi in fuga; nei primi mesi del 1944 si espone aiutando alcuni giovani compaesani che non vogliono rispondere alla leva nelle file dell’esercito della Repubblica Sociale Italiana. L’attività nella Resistenza si fa sempre più intensa verso la fine dell’estate 1944, quando Vergai è tra i promotori del Comitato di Liberazione Nazionale comunale: a presiederlo è il figlio – non ancora diciassettenne – Giovanni. Nel solito periodo, le Brigate Nere di stanza a Castelnuovo di Garfagnana prendono di mira i valori contenuti nelle casseforti dei vari istituti di credito. Tra questi, anche l’agenzia diretta da Vergai. Nonostante le minacce ricevute in caso di mancata consegna di valori, l’uomo nottetempo riesce a nascondere soldi e titoli per poi inviarli, tramite staffetta, a Lucca ormai liberata. Il sostegno economico non viene invece negato ai partigiani della Brigata garfagnina della Divisione Garibaldi Lunense.
A partire poi dal mese di dicembre, anche a seguito dello scioglimento di questa Divisione, Vergai viene inquadrato nel III Plotone della Compagnia comando della formazione Patrioti Italiani Pippo I Zona, con compiti di informatore militare.
All’inizio del 1945, uno scontro tra esercito repubblicano e partigiani nei pressi di Corfino si conclude con la cattura di due soldati fascisti. Il paese viene circondato per una rappresaglia e Vergai fa da negoziatore per evitarla: la consegna dei due evita conseguenze peggiori. Ormai, però, l’ex podestà è entrato nelle mire dei repubblicani e, dopo il ritrovamento a Fivizzano di alcuni documenti della Garibaldi Lunense, a fine febbraio 1945 viene eseguito un rastrellamento a Corfino, con l’arresto di Vergai e altri uomini di paese, condotti tutti in carcere a Camporgiano. L’avvocato viene maltrattato e gli viene promessa la libertà per sé e i figli in caso di confessione. Potrebbe anche fuggire, ma teme ripercussioni sulla famiglia e quindi evita. In condizioni di salute sempre più critiche, il 27 marzo 1945 viene trasferito a La Spezia e di lui non si avranno più notizie. L’ipotesi più probabile è che, durante una successiva traduzione via mare a Genova, il convoglio navale venga attaccato da aerei angloamericani e, nel corso dell’attacco, venga affondato e gli uomini a bordo uccisi.