Luigi Dini nasce nel Comune di Castiglione di Garfagnana, in località Mozzanella, il 16 febbraio 1908. Il padre è mugnaio e nel primo dopoguerra si trasferisce a Pontecosi (Comune di Pieve Fosciana), dove gestisce il mulino locale.
Durante la Seconda Guerra Mondiale presta servizio come guardia carceraria al campo di prigionia di Poppi. Dopo l’armistizio aiuta alcuni ufficiali britannici prigionieri a evadere, indicando loro anche la strada per ricongiungersi alle forze alleate in Italia. Tornato in Garfagnana, riprende l’attività lavorativa come mugnaio al molino di Nicciano, nel Comune di Piazza al Serchio, benché continui a risiedere a Pontecosi. A partire dal luglio 1944 si unisce alla formazione partigiana comandata da Giovanni Battista Bertagni, pur continuando a lavorare al molino.
Il 26 settembre 1944 con alcuni compagni tenta un’azione contro un comando tedesco. Sorpreso da una pattuglia che sta rientrando per il pranzo, viene catturato. Interrogato, approfitta di un momento di distrazione dei suoi nemici per afferrare una bomba a mano: nell’esplosione che segue muoiono due tedeschi (secondo alcune versioni addirittura tre o quattro). Il cadavere viene preso in consegna dagli uomini della Brigata Nera di stanza nel borgo che lo gettano in un campo sotto Porta Inferi: in tempo di pace è stato un vigneto, ma in quel periodo è ricoperto di letame. I fascisti lo gettano lì – scrive nel suo diario il parroco di Filicaia don Palmiro Pinagli – perché secondo loro “non merita altro”. Le camicie nere impediscono poi a chiunque di avvicinarsi. Sono infatti i tedeschi a recuperare il corpo e a seppellirlo.
Il 2 novembre successivo, per la Commemorazione dei Defunti, il parroco di Castiglione, don Antonio Lemmi, decide di benedire il luogo ove è stato lasciato il cadavere di Dini in mancanza della sepoltura cristiana. Si raccomanda ai parrocchiani di non partecipare alla breve e mesta cerimonia perché potrebbe essere pericoloso, ma i castiglionesi disobbediscono e presenziano numerosi, sotto gli occhi dei militari tedeschi che lasciano fare.
A Luigi Dini verrà conferita nel 1972 la medaglia di bronzo al Valor Militare, con la seguente motivazione:
già militare dell’Esercito, prendeva parte alla lotta partigiana sempre distinguendosi per ardore e spirito combattivo. Catturato durante un’azione esplorativa, mentre veniva sottoposto a snervanti interrogatori, infliggeva perdite all’avversario ed immolava generosamente la sua vita mediante l’improvviso scoppio di una bomba che audacemente aveva strappato dalla cintura di un soldato nemico.