Domenica 2 agosto si è svolta – nell’ambito della Sagra pascoliana – la commemorazione dei partigiani morti al Passo delle Forbici il 2 agosto 1944 in uno scontro con i tedeschi.
Per conto dell’Isrec Lucca, Feliciano Bechelli ha rievocato quell’episodio.
Una formazione partigiana, la Stella Rossa “Lupo” (dal nome di battaglia del comandante Mario Musolesi), opera nei dintorni bolognesi. Non particolarmente ideologizzata, è tenuta insieme da vincoli di vicinato, dal richiamo al luogo di nascita, dall’operare in una zona ben precisa, quella delle proprie terre, perché è forte l’idea della comunità da difendere.
Il 17 giugno 1944, non lontano dall’area in cui opera questa formazione, nasce la Repubblica di Montefiorino: circa 1.200 chilometri quadrati compresi negli attuali Comuni di Montefiorino, Frassinoro, Prignano, Palagano, Polinago, Toano, Ligonchio e Villa Minozzo, tutti territori controllati da circa 5mila partigiani, laici e democristiani (guidati da Ermanno Gorrieri), che vanno a formare un governo democratico.
Mentre a Montefiorino si costituisce la Repubblica autonoma partigiana, nella Stella Rossa Lupo iniziano i diverbi. Sugano Melchiorri – comunista e più politicizzato rispetto a Musolesi – contesta la stanzialità della formazione, vorrebbe raggiungere gli altri partigiani a Montefiorino, anche perché considera poco sicura la zona di Monte Sole dove è assestato tutto il gruppo. E così, il 27 giugno si costituisce la formazione Stella Rossa “Sugano”, formata da 85 membri, di cui soltanto la metà armati, che partecipa alle sorti della Repubblica di Montefiorino.
A fine luglio, i tedeschi sferrano l’attacco decisivo e finale contro questa esperienza di territorio autonomo e partigiano. In difficoltà, anche il Battaglione Sugano riceve l’ordine di spostarsi in Garfagnana: arrivato al passo delle Forbici, l’accerchiamento ai tedeschi non riesce e nella battaglia che segue cadono sei partigiani e due soldati di un battaglione composto da sovietici ex prigionieri sopraggiunto tempestivamente in soccorso: Francesco Alberini, Ruggero Bruni, Renzo Canelli, Adelmo Cuoghi, Otecsei Isacov, Grigori Kanovalenko, Sergio Lenzi, Amedeo Roncaglia. La formazione si spacca in due tronconi: il grosso, tra cui Sugano Melchiorri, è costretto a tornare indietro e proseguirà la lotta di liberazione in Emilia partecipando poi anche alla battaglia per la liberazione di Bologna; una trentina di uomini riesce invece a superare il passo e scendendo giù verso Castiglione arriva fino alle Apuane, dove intreccerà le proprie sorti con quelle del Gruppo Valanga di Leandro Puccetti. Non è un incontro facile: quel che resta della formazione di Sugano Melchiorri vorrebbe agire, considera la guerra partigiana come azione contro il nemico, mentre i ragazzi di Puccetti sono più propensi all’attendismo. In ogni caso, il 29 agosto un nuovo scontro a fuoco con i tedeschi segna la sorte del gruppetto emiliano. Dieci dei superstiti del Passo delle Forbici vengono uccisi in battaglia sul Monte Rovaio: Ettore Bruni, Aldo Rusticelli, Edoardo Bergamini, Renzo Sassi, Remo Borsi, Ferruccio Tognoli, Walter Pierantoni, Renato Lorenzoni, Rubino Olivieri, Alberto Casini. Gli altri raggiungono Vergemoli, insieme al resto del Valanga, e poi rientreranno in Emilia, dove continueranno a combattere fino alla Liberazione.