Quando il gruppo Valanga deve trovare una nuovo luogo di ritrovo, sceglie Trescala, località sul versante meridionale del Monte Rovaio. Per certi aspetti è un posto ideale: vicino al fronte, posto isolato e sicuro, residenza di uno dei partigiani della formazione, Alfredo Mori. La madre di questi, Viola Bertoni, diventerà per tutti i ragazzi del Valanga un punto di riferimento: non soltanto offrirà loro un rifugio certo, ma garantirà loro anche il cibo. I giovani resistenti diventeranno come suoi figli, lei la “mamma dell’Alpe”.
Il vicecomandante Mario De Maria nel dopoguerra descriverà Viola Bertoni Mori come «donna decisa ed estremamente saggia», e anche come «una delle poche persone ad aver veramente intuito gli ideali per i quali valeva la pena combattere, rischiare e morire» (La Nazione, 1° settembre 1981). Quali che siano le motivazioni ideali della donna, resta il fatto che non esita a rischiare la propria vita per offrire ospitalità e cibo a dei giovani che fanno la guerra ai nazifascisti. A fine 1944, tra l’altro, anche Alfredo Mori cade in combattimento.
Viola Bertoni morirà nel 1969. Nel 1981 le verrà conferita la Medaglia d’oro al Valor civile con la seguente motivazione:
«Umile donna di fragile aspetto ma dal carattere forte e deciso, con grave rischio della vita ed esponendosi alle feroci rappresaglie delle truppe nazifasciste non esitava, nel momento in cui la lotta clandestina aveva assunto caratteri di estrema durezza, ad accogliere nella sua casa una intera formazione partigiana, offrendo assistenza e cure premurose. Con la perdita di tutti i suoi beni in un cruento combattimento in cui perivano molti dei giovani da lei assistiti, offriva magnifico esempio di non comune coraggio e incrollabile fede nei più alti ideali di libertà».
Dall’agosto 2016 è a lei intitolato anche il piazzale alla Foce del Piglionico dove si trova anche il monumento ai partigiani del Valanga caduti in guerra.